L’isolamento termico di una parete verticale, così come quello di un solaio, può essere eseguito collocando lo strato coibente all’esterno, si parla di cappotto termico esterno.
Una parete esterna, isolata nel modo corretto, può essere o meno “ventilata” a seconda della sua finitura esterna. L’applicazione più utilizzata, classica normalmente anche economica del termine è quella con finitura esterna intonacata, ossia il cappotto termico esterno.
Un cappotte termico esterno è quindi generalmente composto in questo modo:
- Parete massiva;
- Collante;
- Pannello coibente;
- Rasante (primo strato);
- Rete d’armatura in fibra di vetro;
- Rasante (secondo strato);
- Finitura esterna.
La densità del pannello che isolerà l’immobile, la casa, dev’essere sufficiente per assicurare a chi ci vive a parte un risparmio di energia, anche la stabilità meccanica.
Indicativamente:
- Non meno di 60-70kg/mc per una lana di roccia con finitura ventilata;
- Non meno di 100 kg/mc per finitura di intonaco;
- Se si tratta di fibra di legno, valgono valori superiori: mediamente 100-150 kg/mc;
- Quanto ai materiali sintetici, essi sono generalmente compresi tra 15 e 35 kg/mc;
Cappotto termico esterno: l’intonaco
A seconda del materiale coibente, isolante, che verrà utilizzato è importante che esso abbia uno spessore che varia dai 5-6 mm ai 8-9 mm massimo.
La prima intonacatura deve infatti rispettare i 2/3 dello spessore della parete e solitamente la rete d’armatura in fibra di vetro viene posata quando la rasatura è ancora sufficientemente fresca.
Possiamo quindi definire l’intonacatura come l’insieme dei lavori atti a aumentare lo strato dei materiali coibenti.
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